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Bios

Dopo aver studiato ed essersi laureato in design e comunicazione visiva presso l'università della sua città natale, si trasferisce a Londra e successivamente, all'inizio degli anni novanta, in Italia. Frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, facendosi conoscere, all'epoca, più come artista d'avanguardia che come cineasta. Attorno al 2000, dopo aver diretto alcuni servizi per RAISAT, si impone, da solo, o in coppia con Elisabetta Pandimiglio, in una serie di documentari o di film-documentari di forte impatto visivo realizzati sia in Italia, Senza Terra (2001), Zappaterra (2002), Sogni di cuoio (2004) Comizi e quant'altro (2005), "Taccone, fuga in salita" (2007), "L'incontro" (2009), che in Brasile, "Senza Terra" (2001), Cachorro louco (2003), Motoboy (2004, "Terrorista" (2008), "Rimet, l'incredibile storia della copa del mondo" (2010).

Fra i suoi film più significativi si segnala Zappaterra, realizzato con Elisabetta Pandimiglio nel 2002, su invito di Nanni Moretti. Presentato con successo al 55° Festival di Locarno e al Torino Film Festival, si configura come una testimonianza di vita vissuta nelle campagne di Marzabotto, prima, durante e dopo la tristemente celebre strage, da parte di una superstite. La donna, una contadina semi-analfabeta, troverà in età matura la volontà di tornare a studiare per poter raccontare

in un libro l'orrore vissuto.

césar meneghetti

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Ricerca artistica

Testimone implacabile del degrado delle realtà urbane, nel suo paese e nel mondo, come l'emarginazione in cui vivono centinaia di migliaia di ragazzi cresciuti troppo in fretta (Motoboy), della dura vita rurale di una "serva della gleba" in Emilia Romagna e degli orrori della guerra (Zappaterra), dei sogni di una ventina di oriundi, che dall' Uruguay e dall'Argentina tornano nella terra dei loro avi, l'Italia, inseguendo un sogno di riscatto personale e sociale impossibile (Sogni di cuoio), Meneghetti ama ritrarre nei suoi film-documentari, biografie di persone comuni, vite che dal punto di vista della società mediatica sono senza futuro, fagocitate dalla brutalità della società violenta e globalizzata che li circonda. Scrive Simonetta Lux nel suo libro "Arte Ipercontemporanea - un certo loro sguardo": La composizione delle tracce è il modo in cui César Meneghetti ci offre la sua arte, mettendo in gioco il suo soggetto nomadico e mettendo noi in gioco, istituendo un'opera d'arte in cui i soggetti in questione (l'autore e l'altro, il pubblico) interferiscono con la realtà interpretandola e immaginificamente ricreandola. Grazie all'eccellenza dell'artificio (regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio, disposizione di tracce materiali o immateriali ricodificate in scultura o in installazioni plurimediali), da artista o regista sui generis quale è, Meneghetti può far rifluire, nelle sue opere da artista, sia video sia filmiche, lacerti e resti di quelle esperienze, che vengono problematizzate come ricerche di linguaggio e che comunque conterranno legami incancellabili con i suoi racconti docu-filmici. Nei suoi film César Meneghetti, c'è sempre un doppio registro: una tematica che va alle sue lontane radici d'origine- la nascita e gli studi in Brasile-, ad una universalizzazione delle questioni fatte emergere in quanto intercettate per così dire dalla condizione nomadica od emigrante che egli condivide con la maggior parte degli uomini di questo mondo globalizzato. La condizione, gli affetti, le problematiche che intercetta e vive nel suo percorso nel mondo, dal Brasile, all'Italia, all'Asia, all'Africa, egli le impugna nell'arte, trova inedite interconnessioni transnazionali e ne fa linguaggio, opera, arte: un modo unico di comunicare e condividere, che solo l'arte può svelare.

Filmmaker e artista visuale, Meneghetti è uno sperimentatore di nuove tecnologie che spesso associa a media tradizionali. In uno dei suoi film-documentari più riusciti, 'Sogni di Cuoio, combina riprese in Betacam, Super 8 e VHS, avvalendosi sia del dispositivo elettronico-digitale che del supporto fotografico classico. Spesso estrae dalle sue immagini fotogrammi che successivamente rielabora in vario modo attraverso l'uso delle tecnologie digitali oltre che del disegno e della pittura. Nascono in tal modo pannelli e oggetti che vengono inseriti in spazi e ambiti diversi da quelli originari. Nel 2007, con K_lab interacting on the reality interface (mixed media, Niger, 2007-2008), realizzata in Africa, ha iniziato una nuova fase della sua carriera, allargando la sua ricerca nella confluenza delle arti visive, cinema e mixed media all'arte relazionale e processuale. Da questo processo sono emerse le mostre This_orient (2009-2011), This Placements (2011-2012) e I\O - Io è un altro (2010-2013).

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