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Le opere in mostra si collocano al termine di un lungo processo di formazione e approfondimento.
 

Nei Laboratori d’Arte della Comunità di Sant’Egidio le persone con disabilità, mettono in opera la loro verità e il loro pensiero. Sottratte ai processi di esclusione e di rifiuto sono liberate e, consapevoli di tutti i mezzi resi ormai disponibili da generazioni di artisti, comprendono e rappresentano l’esclusione degli altri.

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Adriana, foto MassimoB.jpg

Solo l'inclusione apre a un'altra più coraggiosa e umana ipotesi di futuro.


I testi in mostra sono il frutto dello studio e della riflessione compiuti proposti, scelti e condivisi dalle persone con disabilità. Alcuni testi sono stati registrati durante gli incontri e trascritti; altri sono stati scritti a mano e successivamente digitati; altri ancora sono stati digitati direttamente al computer,

tramite la CAA - Comunicazione Aumentativa Alternativa.

PERCORSI TEMATICI

percorsi

Basaglia


Penso quell‘uomo triste e manicomico che vorrebbe tanto uscire

dalla stanza chiusa.
E di quelle sbarre che lo dividono dal mondo.
Penso quell’uomo, di come si sente di essere rinnegato dalla libertà, e dalla dignità di non essere considerato persona, essere umano

come tutti gli altri.
Restituire e la dignità e la libertà e le parole ai malati, è stata una cosa meravigliosa tante persone che vivevano come uccelli in gabbia negata libertà, hanno volato nel cielo, rinati per la seconda volta.


A.C.
Testo scritto a mano e poi digitato dall’autrice, che ha studiato nel laboratorio d'Arte storia di Basaglia e della legge 180

 

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Guerra/Pace

Dalla mia Terrazza si vedevano i raggi che si intrecciavano degli aerei.
Andavano proprio a Montecassino a buttare le bombe perché gli americani credevano che dentro l'abbazia c'erano i tedeschi e invece c'erano

solo i preti.
Hanno fatto una strage e non hanno concluso niente.
Mi ricordo che dopo a mio padre gli avevano fatto una spiata e si è dovuto nascondere in soffitta, o si consegnava altrimenti Caput!!.
Ci sono passati davanti con le torce per tre volte

i tedeschi ma non l'hanno visto.
Poi di notte siamo dovuti scappare in campagna altrimenti ci deportavano tutti, chissà che fine ci facevano fare.

Avevo 2-3 anni ma me la ricordo quella notte.


Siamo dovuti scappare con mia nonna legata sopra una sedia, per la paura non riusciva a camminare. Poi la notte, mica è come oggi che ci sono le luci!! Siamo stati cinque anni in campagna fino a quando sono arrivati gli americani e ci hanno liberato.
La guerra è stata un disastro!!


M.C.


 

pace è lo sogno di popoli
io sogno un mondo
sogno un mondo per tutti
combatto per questo
con i miei amici


S.S.
 


mia madre ha fatto la guerra,
per questo vuole la pace

 

L.DG 

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temi

Memoria

SUL 16 OTTOBRE 1943
la mattina del 16 ottobre 1943 verso le sei cominciammo a sentire rumori pesanti e voci che gridavano in tedesco di uscire dalle case. Quando portarono via me e la mia famiglia i tre quarti delle persone del ghetto erano già state portate via.
Un’immagine che non riesco a scordare è la casa della mia amica Anna vuota, con sopra il letto tutte le sue bambole.
(intervista a Settimia Spizzichino, pochi mesi prima che morisse nel 2000)

 


Siamo andati alla marcia della memoria della deportazione degli ebrei di Roma del 1943. C’erano molte persone che tenevano in mano delle candele e delle torce. Questi orrori non si dovrebbero ripetere mai più.

P.V.
 


gente innocente
hai lasciato morire, italia,
tuoi figli, tuoi padri.
forse perdono io non posso


S.S.

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Migrazioni/Corridoi umanitari

Uomini oltre oceano attendono aereo
per venire in Italia
molto tipico razzismo troveranno
errore criminali crederli
Dio loro sicuramente ama
vita difficoltosa hanno
rotte pericolose fanno
epici viaggi fanno
epoca forti migrazioni
abbiamo bisogno di convivere ora più che mai

J.R.

Gli africani vengono in Italia su delle barche pienissime.
Sono barche vecchie, come fanno a reggere?
Io ho un amico che viene dal Senegal, si chiama Baba, è altissimo
E porta vestiti lunghi e colorati.
È musulmano e non mangia il maiale.
Lavora qui da più di dieci anni.
È proprio un bravo ragazzo.

S.M.  


Viaggio ipotetico  
perché' immaginato
e mai realizzato
uomini aspettano
su dune di spiagge straniere
confini di speranza invalicabili.

H.T.

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Poveri

Irosi sono tutti ritornati
risolvere problemi italiani
non arrestando
poveri macchine lavavetri

 

M.P.


Io quando vado al lavoro ci vado a piedi e vedo tanta gente per strada: Vedo sempre dei barboni che stanno li sotto i portici e dormono li all’aperto, a Giulio Agricola. Uno l’ho conosciuto prima ci andavo a parlare mi ha offerto anche da bere la birra io l’ho presa perché me la dava. Lui sta sempre da solo e sta male per strada.

Non è italiano, mi sa che è rumeno. Ultimamente non c’ho più parlato

perché ci avevo un po’ più di paura.
Prima ci parlavo io, mo non ci parlo più.

Mi sa che la paura fa diventare cattivi, pure a me.
Io te lo voglio fa conosce così lo possiamo aiutare

e così non c’ho più paura.

I poveri sono tanti che non c’hanno una casa,

la gente li vede ma fa come se fossero trasparenti.
 

R.C.
 


Rom
popoli rom.
popolo piccolo libero popolo senza pap
à

 

S.S.
 


I bambini zingari vivono nelle baracche
mentre io vorrei che avessero delle case ,
(case dolci case).
Che avessero un divano,
una televisione affacciata sul mondo
ed una radio per sentire che la guerra è finita.

 

A.R.


Come ogni anno sentiamo e leggiamo e vediamo
immagini dei nomadi con loro baracche
ricavate con quello che trovano.
E le storie
tanti mandati via dai campi per chi sa dove andranno.

C'e chi dice i Nomadi non li vogliamo sporcano e rubano
e c'è chi dice dei nomadi abbiamo paura
e c'e chi dice che i nomadi non hanno nessuno diritto
di fare e avere niente.
E i nomadi sono gente come noi
vengono abbandonati e mandati via da tutti dai campi
dove avevano costruito le baracche
per stabilirsi per vivere
la loro vita dentro quelle baracche
freddolose d'inverno e umide da non poter viverci.
Ma se anche li mandano via dai campi
con questa gente gli saremmo amici
li aiutiamo così come la comunità di Sant'Egidio
i pranzi, e le feste per il santo giorno
per festeggiare tutti insieme il santo giorno di natale.


A.C.

percorsi

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Gli anziani, la forza degli anni

È triste essere vecchi soli. è triste essere giovani soli.

È triste essere soli

 

(A.DM.)

 


Mia madre è morta vecchia, ma io ho pianto tanto,

come se era giovane

​

(R.U.)

 


Tutto il vecchio continente è vecchio

(F.l.)
 

​

Senza vecchiaia non c’è futuro

(A.C.)

 


La vecchiaia… …Però io sono già allenato!

 

(F.I)

 


I giovani aiutano gli anziani e gli anziani aiutano i giovani.

insomma si deve aiutare sempre, a tutte le età

 

(N. P.)
 

 

 

Mamma non è anziana, è più giovane di me

 

(G.F.)

 

 


È bello ascoltare il passato degli anziani

 

(F.Q.)

 

 


Gli anziani sono invisibili agli occhi della gente

 

(A.R.)

 

 


In istituto non c’è nessuno che li chiama per nome

 

(A.C.)

 

 


Anziani, vi voglio bene!

 

(A.R.)

 

 


Buona salute a tutti gli anziani del mondo

​

(A.R.)

 

 


Sono i nostri padri e le nostre madri

 

(M.A.)

 

 


Quelli che vivono negli istituti sono per gli altri

come i fantasmi che non esistono.

 

(A.C.)

 

 


Quando si sta negli istituti si sta fuori dal mondo intero

 

(A.C.)

​

​

FILOMENA, approfondimento

Ben due opere sono sulla figura di Filomena Era una donna estroversa, con una simpatia immediata e un grande sorriso. Un giorno, improvvisamente, fu trasferita in un istituto. L’impatto con il cronicario fu per lei traumatico: le tagliarono immediatamente le due lunghe trecce bianche di cui era fiera e in pochi giorni si lasciò morire. Filomena fu una delle prime anziane incontrate dalla Comunità di Sant’Egidio nel lontano 1973. Dal dolore di quella perdita e dallo sdegno per quell’ingiustizia nacque l’impegno della Comunità di Sant’Egidio a sottrarre gli anziani all’ingiusto destino dell’istituzionalizzazione, impegno che oggi raggiunge migliaia di anziani nel mondo.

temi

FILOMENA
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Periferie

Abitavo alla borgata del Trullo. Era bella. C’erano le cimici nel palazzo.
Abitavo a Via Acetone, il padrone di casa, Orlandino,  una camera e cucina, bisognava rientrare presto perché c’era la violenza, c’era poca luce, c’erano le veneziane. Un figlio (di Orlandino) è morto di droga.
Il sor Mario, Toscano, il figlio Romano, mi offrivano il cappuccino, le castagne lesse. C’era anche papà.
A 12 anni siamo venuti a Vigne Nuove.

 

(P.V.)



La domenica pomeriggio il quartiere è vuoto. L’unico verde che c’è è il muschio che viene in mezzo al cemento per l’umidità

 

(M.C.)
 


Voglio andare in mezzo al casino, al centro, perché dove abito io ci sta

un meccanico e un fioraio, più giù ancora c’è un pulman e un camper.

Non c’è altro. C’è il sor Emilio e basta. Mi ci trovo male.

Voglio vivere al centro, in un appartamento,

in un condominio… tanto pagano i miei.
 

(C.B.)
 

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